Ex Ilva, polemiche sulla vendita: tensione tra sindacati e Governo

Usb: “Conta il piano industriale, non solo il compratore”

La vendita di Acciaierie d’Italia entra nella fase finale con i rilanci di Baku Steel e Jindal Steel, ma per i sindacati restano molte incognite. L’Usb sottolinea che “più che il contenitore conta il contenuto”, chiedendo garanzie su occupazione, decarbonizzazione e investimenti ambientali. Per il sindacato, lo Stato deve rimanere presente in un asset strategico come l’ex Ilva.

Uilm: “A rischio 15mila posti di lavoro, serve una decisione”

Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, sollecita una scelta immediata: “Non siamo al supermercato, non si può continuare a dire che tutto è ancora sul tavolo”. La vertenza riguarda non solo gli operai diretti ma anche l’indotto, con 15mila lavoratori coinvolti.

Fiom: “Il governo ha deciso senza il confronto con i sindacati”

Anche la Fiom critica l’esclusione del sindacato dalle decisioni. Il segretario Michele De Palma ribadisce la necessità di un piano industriale chiaro con garanzie per l’occupazione e investimenti per la transizione ecologica.

Fim Cisl: “Palazzo Chigi convochi i sindacati”

Per la Fim Cisl è essenziale che il governo si impegni con norme chiare e durature per chi acquisirà l’azienda. Tra le richieste, la presenza dello Stato nella società e la salvaguardia di tutti i lavoratori, inclusi i 1.600 di Ilva in amministrazione straordinaria.

Genitori tarantini: “L’azienda va chiusa, si svendono salute e diritti”

Il comitato Genitori tarantini denuncia l’ennesima svendita dell’ex Ilva, criticando le offerte ricevute e chiedendo la chiusura dello stabilimento. “Si gioca con la vita dei tarantini – affermano – e la decarbonizzazione non è una vera soluzione ecologica”.

Mentre la trattativa prosegue, cresce la pressione sul governo affinché prenda decisioni rapide e condivise per il futuro dell’ex Ilva.

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