TARANTO – Giungono già le prime proteste a Taranto il fatto che il decreto Milleproroghe mette a disposizione della società Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, 575 milioni per la decarbonizzazione. Il decreto, pubblicato a fine anno sulla “Gazzetta Ufficiale” e adesso in procinto di avviare l’iter parlamentare di conversione in legge, sposta infatti risorse dal patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria (risorse rinvenienti dal sequestro ai Riva, ex proprietari della fabbrica) ad Acciaierie d’Italia. Spostamento a cui corrisponde anche una diversa mission dei fondi stessi: dalla bonifica delle aree inquinate ai nuovi impianti di decarbonizzazione del siderurgico di Acciaierie d’Italia (prima della nuova società gestito solo da ArcelorMittal). (AGI)
Nella relazione che accompagna il Dl Milleproroghe (la norma relativa all’ex Ilva è l’articolo 21, imprese strategiche di interesse nazionale), si afferma che le somme in questione, rientrate in Italia dall’estero (dove i Riva le avevano portate) anche a seguito dell’azione della Procura di Milano, erano, in origine, 1.157 milioni di euro. Tale somma, mediante la sottoscrizione di un prestito obbligazionario da parte di Ilva in as in base ad un decreto del 2015, ha costituito per la stessa Ilva in as un “patrimonio destinato”. “Gli accordi ad oggi in essere tra Ilva in amministrazione straordinaria e l’aggiudicatario dei complessi aziendali”, cioè ArcelorMittal, “prevedono – si afferma nel Milleproroghe – che le somme del patrimonio in questione siano destinate per un ammontare pari a euro 352 milioni agli interventi previsti dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri 29 settembre 2017 in capo al gestore dello stabilimento siderurgico di Taranto e per un ammontare pari a circa 190 milioni ad ulteriori interventi di bonifica del suolo e delle acque di falda del sito di Taranto, sempre a cura del gestore dello stabilimento”. (AGI)
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