foto Todaro/AntennaSud

Ex Ilva, messa in mora UE: “12 anni di attese e promesse disattese”

Rosa D’Amato e Gregorio Mariggiò (Europa Verde) spiegano in cosa consiste il richiamo della Commissione Europea al Governo italiano


La Commissione Europea ha inviato una terza lettera di costituzione in mora all’Italia per la mancata applicazione integrale della Direttiva sulle Emissioni Industriali (2010/75/UE). Il provvedimento, parte della procedura INFR(2013)2177, aperta ben dodici anni fa, rappresenta un atto dovuto dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea emessa nel giugno 2024.

La vicenda prende avvio nel 2013 con le prime denunce di Peacelink e Fondo Antidiossina. L’anno successivo arriva una seconda lettera di messa in mora. Da allora, cittadini, associazioni e comitati, tra cui i Genitori Tarantini, hanno continuato a segnalare violazioni attraverso denunce, petizioni europee e interrogazioni parlamentari, spesso sostenute dall’ex eurodeputata Rosa D’Amato.

Nel 2022, grazie a un’azione legale presso il Tribunale di Milano, è stata ottenuta una decisione che ha portato alla storica sentenza europea del 2024. Nonostante ciò, la Commissione ha impiegato un intero anno per aggiornare formalmente la procedura d’infrazione.

Rosa D’Amato e Gregorio Mariggiò

Al centro della critica non solo i ritardi del governo italiano, accusato di non aver garantito che l’impianto di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) rispettasse le norme ambientali, ma anche l’inazione della stessa Commissione, considerata da molti responsabile di aver tollerato per oltre un decennio una situazione che ha prodotto gravi conseguenze per la salute e l’ambiente.

“La Commissione non può ritenersi esente da responsabilità per questi dodici anni di malattia e morte”, affermano i portavoce di Europa Verde Rosa D’Amato e Gregorio Mariggiò, che chiedono trasparenza sulle comunicazioni tra Bruxelles e i governi italiani.

Il caso, ormai emblematico, pone nuovamente Taranto al centro dell’attenzione europea, mentre cresce la pressione affinché l’UE deferisca definitivamente l’Italia alla Corte di Giustizia, imponendo sanzioni pecuniarie significative per la persistente violazione della normativa ambientale.

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