Editoriale – Quando il coraggio diventa bersaglio di polemiche

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Non possiamo trasformare in imputato morale chi difende la legge, anche a rischio della propria vita


L’inseguimento è l’atto finale, adrenalinico e a volte purtroppo drammatico, di un principio imprescindibile dello Stato: l’applicazione della legge. È il momento in cui le forze dell’ordine si trovano faccia a faccia con il rischio estremo, mettendo in gioco la propria vita per fermare chi ha deciso di fuggire infrangendo non solo le regole della strada, ma quelle del vivere civile.

Ed è proprio durante un inseguimento per garantire sicurezza alla collettività che, a Francavilla Fontana, ha perso la vita il brigadiere capo Carlo Legrottaglie.

Questa tragedia ci costringe a riflettere su un tema troppo spesso affrontato con superficialità o, peggio, ideologia: l’uso degli inseguimenti da parte delle forze di polizia.

Negli ultimi anni, alcuni casi hanno acceso feroci polemiche sull’operato di carabinieri e poliziotti, quasi che il reato fosse tentare di fermare chi fugge, non la fuga stessa. Inseguire un sospetto, tentare di bloccare un veicolo che forza un posto di blocco è un dovere, non un’opzione discrezionale. Eppure, troppo spesso, le forze dell’ordine finiscono sotto accusa per aver compiuto il proprio dovere.

Il caso di Francavilla Fontana ci mostra l’altra faccia della medaglia: quella del sacrificio. Il brigadiere Carlo Legrottaglie stava semplicemente svolgendo le sue funzioni, anche nell’ultimo giorno da carabiniere prima di godere della pensione, con il coraggio e la disciplina che contraddistinguono chi indossa una divisa. E ha pagato con la vita.

È il momento di affermare con forza e chiarezza che l’operato delle forze dell’ordine, quindi anche l’inseguimento, è uno strumento essenziale di sicurezza pubblica. Non è un atto temerario, né uno sfoggio di forza, ma un elemento operativo che permette alle forze dell’ordine di agire in tempo reale contro chi mina l’ordine pubblico.

Banditi, rapinatori, spacciatori e violenti non si fermano all’alt. Anzi, sempre più spesso rispondono con la fuga e, nei casi peggiori, con le armi. Fermarli significa prevenire, garantire sicurezza, ripristinare legalità.

Non si può chiedere a un carabiniere di non inseguire un’auto sospetta, oppure di farlo con timidezza, così come non si può chiedere a un pompiere di non entrare in un edificio in fiamme. E se pure il rischio è alto, come tragicamente dimostrano i fatti di questi giorni, non possiamo trasformare chi difende la legge in imputato morale. In passato è accaduto.

Il vero interrogativo da porsi non è se gli inseguimenti vadano fatti, ma come proteggerli e gestirli al meglio, garantendo mezzi, formazione e copertura legale a uomini e donne che ogni giorno scelgono di esporsi al pericolo per proteggere tutti noi.

A Carlo Legrottaglie va il nostro ricordo grato, ma anche l’impegno a raccontare senza retorica, con verità e giustizia, cosa significa essere al servizio dello Stato. Anche quando questo servizio costa la vita.

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