SAN MICHELE SALENTINO – Mentre tutti lo aspettavano per la firma e la contestuale consegna della lista a suo sostegno, lui aveva già deciso di non candidarsi più e di andarsene a mare “per staccare”. Cosa sia davvero accaduto, lo sa solo il diretto interessato. Eppure, il colpo di scena firmato da Alessandro Tamburrino, consigliere comunale uscente di centrodestra e candidato sindaco in pectore ormai da mesi, rischia di innescare una serie di reazioni a catena, oltre a restituire un quadro tutt’altro che lusinghiero sulle capacità gestionali e decisionali dell’attuale classe dirigente del centrodestra brindisino.
Perché San Michele Salentino, teatro di una clamorosa ed inedita situazione politica, sarà pure un comune di 6mila abitanti e poco più, ma è anche l’unico centro della provincia messapica chiamato al voto per il rinnovo del consiglio Comune e l’elezione diretta del sindaco.
La via del mare
Insomma, roba grossa. Che, chiaramente, non era sfuggita ai vertici dei partiti nazionale oltre che agli amministratori del territorio. Il centro sinistra, in qualche modo, ha fatto quadrato attorno all’uscente Giovanni Allegrini, vicino alla cosiddetta “Area Mauro Vizzino” e, quindi, nome gradito al governatore Michele Emiliano. Al centrodestra, invece, l’incastro non è riuscito. I soliti ben informati dicono che Forza Italia, da queste parti, non si vedesse più da tempo. E poco conta il Dna brindisino del commissario Regionale Mauro D’Attis. La parte del leone, in sede di trattative, l’hanno fatta Fratelli d’Italia e Lega. Da una parte il consigliere Regionale Luigi Caroli, dall’altra l’ex senatore Vittorio Zizza. Gente che di campagne elettorali e di fascia tricolore se ne intende. Gente che sa che, alle volte, per vincere bisogna fare qualche sacrificio. Il sacrificio, però, avrebbe dovuto farlo in primis Tamburrino che, forse con troppo anticipo, aveva annunciato la sua discesa in campo da uomo indipendente di centrodestra, rifiutando accordi e strette di mano con chi, secondo il suo pensiero, rappresentava il “vecchio”.
Non ha ascoltato nessuno, Alessandro Tamburrino. Alla fine, neppure sé stesso. Così, mentre il centrodestra si sfaldava alle sue spalle, incapace di proporre un’alternativa concordata, lui, che si diceva pronto ad andare dritto per la sua strada, ne ha presa una diversa. Imprevedibile. Quella del mare dove, spiegherà pochi minuti dopo mezzogiorno, si è rifugiato “per staccare la spina”.
Perché San Michele Salentino, 6mila e poco più abitanti, non è solo l’unico Comune brindisino chiamato ad eleggere il nuovo sindaco il prossimo 12 giugno. San Michele Salentino è, anche, uno dei pochi Comuni in Italia dove un’intera area, maggioranza in Italia secondo alcuni vertici nazionali, alla competizione non parteciperà neppure. Una sorta di autoesclusione, o forse no. Più semplicemente, un errore di valutazione. Evidentemente grave, oltre che sorprendente.
Un romantico duello
Con il centrodestra fuori dai giochi, la corsa a palazzo di città, che si prospettava epica e affollata battaglia, diventa romantico duello.
L’uscente Giovanni Allegrini guida “72018”, con una lista composta dai candidati consiglieri Vitantonio Scatigna, Michele Salonna, Michele Cordari, Antonio Cosimo Vitale, Angela Martucci, Tiziana Barletta, Rosalia Fumarola, Luigi Madaro, Anna Isabella Cicirielli, Mario Marzella e i volti nuovi Marianna Matarrese e Gabriele D’Amico.
“La mancata presentazione di lista e candidatura da parte dell’area di centrodestra a San Michele Salentino – scrive Allegrini in una nota – è per me motivo di profonda delusione. Il dialogo costruttivo della campagna elettorale con un progetto alternativo al nostro è il sale della democrazia ed è lo stimolo a fare meglio nell’interesse della comunità che ci candidiamo ad amministrare. Forze esterne al paese credendo di poter attingere ad un serbatoio di voti hanno ottenuto l’unico risultato di sottrarre ai cittadini di San Michele una dialettica elettorale sul futuro che li riguarda, tarpando probabilmente le ali ad una nuova classe dirigente che quella parte politica poteva generare. Per quanto ci riguarda continuiamo una campagna elettorale con maggiore convinzione e determinazione, consapevoli del ruolo che ha la nostra comunità e coscienti della necessità di doverla difendere con la buona politica”.
Antonio Chirico, “ma tutti mi chiamano Tonino”, una volta militante del Partito Comunista, “ma la politica oggi non c’entra niente”, trasforma la battaglia di una vita nella lista “No Enfiteusi”, spalleggiato dai candidati consiglieri Vito Barletta, Vittorio Chirico, Doriana Meleti, Maria Addolorata Ligorio, Saverio Ligorio, Donato Ligorio, Alessandro Pagliara, Maria Addolorata Rubino, Michela Vitale e Marco Vincenzo Vacca.
“Mi dispiace tanto, perché la competizione – ammette Chirico al telefono – ora si fa diversa. In questa battaglia avrei voluto anche la destra di San Michele per capire cosa ne pensa. Speriamo sia una bella campagna elettorale. Sto vivendo una “sensazione” strana, forse brutta perché, alla competizione, non partecipano gli altri”.
I cocci rotti
Questa, la cronaca. A margine, il commento. Meglio, la curiosità di comprendere cosa accadrà nel prossimo futuro. Mica a San Michele Salentino, ma negli altri Comuni della provincia dove si voterà il prossimo anno. Tra questi, anche il capoluogo Brindisi e la “ex roccaforte” del centrodestra Francavilla Fontana. Una volta, un feudo per i moderati. Eppure, c’è chi pensa che, anche nella Città degli Imperiali, il rischio sia quello di un centrodestra quanto meno spaccato, se non addirittura assente.
“Non è un mistero – spiega il senatore Luigi Vitali, una vita al fianco di Berlusconi e almeno un lustro ben distante dall’attuale segretario azzurro D’Attis – che l’elezione di Luigi Caroli in consiglio Regionale non sia stata un valore aggiunto, per quanto sicuramente dirompente”. Oltre a San Michele, Vitali snocciola altre situazioni, altri “casi” recenti. Infine, pensa alla “sua” Francavilla Fontana dove, dice, “non prevedo nulla di buono in vista delle amministrative del prossimo anno”.
Insomma, c’era una volta il centrodestra. Che, nel brindisino, era incerottato da tempo, pur riuscendo, in maniera forse disordinata, a portare a casa qualche importante risultato. Gli ultimi, appunto, l’elezione in consiglio Regionale di Caroli, ma anche la vittoria del concittadino Angelo Palmisano, oggi sindaco di Ceglie Messapica. E allora, prima ancora che da Brindisi o da Francavilla, sembra quasi che il destino della coalizione passi proprio da lì. Ceglie Messapica, 13 chilometri di distanza da San Michele Salentino. Da quell’entroterra privo di centrodestra, di costa e quindi del mare. Sembra così scontato che, in questo marasma, qualcuno, preferendolo alla politica, lo vada poi a cercare.
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