Droga in cambio di lavoro nelle campagne di Ginosa: c’è l’accusa di caporalato

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Vi sarebbe anche il caporalato tra i reati contestati ad un uomo raggiunto dal blitz dei Carabinieri del comando provinciale di Taranto che nella mattinata di oggi avrebbe sgominato un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e allo sfruttamento di lavoro nero.

Le indagini

Secondo quanto emerso dagli atti di indagine, infatti, Donato Branca avrebbe reclutato diversi lavoratori irregolari, in particolare cittadini rumeni, sottoponendoli a turni di lavoro stressanti, con paghe ridotte e in “condizioni di sfruttamento”. Uomini bisognosi di lavorare, assoldati grazie al passaparola tra cittadini stranieri, disposti ad accettare condizioni al limite del disumano.

Stando alle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, Branca avrebbe imposto ai propri dipendenti una giornata lavorativa di sette ore a quaranta euro totali. Meno di sei euro l’ora che, secondo gli investigatori, sarebbero stati accettati per necessità nelle “sacche di disperazione” da cui l’indagato avrebbe attinto la manodopera a basso costo. Inoltre, varie volte Branca avrebbe proposto ai propri ‘dipendenti’ il pagamento delle somme in sostanze stupefacenti, in particolare cocaina. Un collegamento diretto con lo spaccio di stupefacenti si evincerebbe anche dalle condizioni a cui avrebbe sottoposto alcuni ‘debitori’: ore di lavoro in cambio dell’estinzione del debito.

Lavori estenuanti, con paghe ridotte e in condizioni igienico-sanitarie estremamente critiche. Da alcune testimonianze, infatti, si evincerebbe come i lavoratori fossero costretti ad espletare i propri bisogni nei campi, essendo i luoghi di lavoro sprovvisti di bagni.

Le misure cautelari

Diversi imprenditori agricoli si sarebbero rivolti a Branca in cerca di manodopera. Come rilevato dagli investigatori, l’inquisito avrebbe ‘prestato’ i propri lavoratori ad altri imprenditori, i quali poi provvedevano a pagare il Branca per il servizio reso. Un modus operandi che avrebbe consentito all’uomo di fare del caporalato “una vera e propria attività imprenditoriale”. Un’attività svolta insieme ad un altro indagato, non colpito da misure cautelari. Per Branca, invece, il GIP di Lecce Tea Verderosa ha disposto la detenzione preventiva in carcere, avendo rilevato gravi indizi di colpevolezza a suo carico.

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