Il mercato del grano duro italiano è in forte sofferenza. Le ultime rilevazioni delle Borse Merci di Bari e Foggia hanno registrato un brusco calo delle quotazioni: meno 6 euro a tonnellata a Bari, dove il “fino” è sceso a 324-329 euro, e meno 8 euro a Foggia, con prezzi tra 322 e 327 euro. Un crollo che preoccupa seriamente gli agricoltori, già provati da tre anni di crisi del settore cerealicolo.
A lanciare l’allarme è Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani e presidente regionale per la Puglia: “Le attuali quotazioni mortificano il lavoro dei cerealicoltori. Siamo tornati ai livelli più bassi della storia recente, ma con costi di produzione che sono cresciuti vertiginosamente”.

Secondo Sicolo, l’Europa non tutela la propria agricoltura, mentre il comparto italiano è stretto tra importazioni massicce, cambiamenti climatici, aumento delle polizze assicurative, infrastrutture carenti e uno squilibrio lungo la filiera che penalizza produttori e consumatori. “Pane e pasta restano cari sugli scaffali, ma chi produce grano non riesce a coprire i costi”, sottolinea.
La CIA denuncia anche la riduzione dei terreni coltivati a grano e chiede interventi concreti: “Stiamo lottando per l’attivazione del Registro Telematico Granaio Italia – afferma Sicolo – ma serve di più. Il Governo respinga le pressioni delle lobby e promuova il consumo di pasta al 100% con grano italiano”.
L’appello è anche ai cittadini: “Solo una scelta consapevole può difendere la nostra sovranità cerealicola. La cerealicoltura italiana rischia davvero il collasso”.
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