Corrieri, mediatori e capannoni abusivi: così i rifiuti venivano smaltiti nel tarantino

Un sistema piramidale per smaltire illegalmente 1.642.115 kg di rifiuti. Sessantatré trasporti per dirottare i carichi dalla provincia di Viterbo a diverse regioni meridionali. Un quadro criminoso che è costato gli arresti domiciliari per nove soggetti, accusati a vario titolo di reati ambientali. Questo l’esito delle indagini effettuate dai Nuclei Operativi Ecologici dei Carabinieri di Lecce e Bari tra il giugno 2022 e il dicembre 2023.

Gli inquirenti avrebbero rinvenuto l’esistenza di un ingente traffico illecito di rifiuti tra Campania, Calabria, Puglia e Basilicata. Un’organizzazione a cui avrebbero preso parte anche tre cittadini della provincia di Taranto, sui quali penderebbe l’accusa di associazione per delinquere. Nei 10 capi di imputazione illustrati dal GIP saletino emergerebbe un sistema radicato per lo stoccaggio di rifiuti utilizzando autorizzazioni ambientali mendaci.

Lo smaltimento dei rifiuti a Pulsano

L’attività illecita avrebbe coinvolto anche la provincia ionica. Nel settembre del 2023, infatti, la Polizia Giudiziaria avrebbe rilevato tracce di rifiuti speciali in un capannone industriale sito a Pulsano. Rifiuti che, stando a quanto riportato nelle attività d’indagine, sarebbe stato formalmente destinato ad un’impresa di smaltimenti di Onano, in provincia di Viterbo. Secondo gli inquirenti, invece, il materiale sarebbe stato abbandonato nel capannone pulsanese grazie al coinvolgimento di un’impresa pulsanese, capeggiata da Giuseppe Dimaggio, coinvolta nel traffico illecito dei rifiuti. Stando a quanto emerso dalle carte processuali, inoltre, emergerebbe un vincolo di parentela tra il vertice dell’azienda e il proprietario del capannone, Emanuele Calvelli, anch’egli agli arresti domiciliari. Gli investigatori si sarebbero avvalsi anche delle intercettazioni ambientali per ricostruire il modus operandi della presunta associazione. Nelle intercettazioni al vaglio della PG, infatti, alcuni parenti degli indagati avrebbero tentato di individuare il presunto autore delle informative agli inquirenti sui luoghi di smaltimento illeciti. La discussione ha permesso agli inquirenti di ricostruire l’organigramma dell’impresa, al cui vertice vi sarebbe lo stesso Dimaggio in qualità di socio occulto. L’organizzazione si sarebbe avvalsa dell’ausilio di mediatori, tra cui Stefano Triolo, colpito da misure cautelari.

Le misure disposte dal GIP

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari anche per Raffaella Amoruso, Raffaele Arzillo, Paolo Bisceglia, Claudio Botticelli, Lorenzo Francese e Giovanni Inciampo. In totale, vi sarebbero ben 37 soggetti coinvolti nelle indagini. Secondo l’autorità giudiziaria, i vari membri dell’associazione criminosa avrebbero generato un profitto illecito pari a circa un milione di euro, cifra sottoposta ora a sequestro.

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