Un tema di maturità e qualche storia su Instagram bastano, a volte, per accendere un’intera polemica nazionale. È quello che è successo durante la prima prova dell’esame di Stato 2025, quando alcuni studenti, commentando il testo di Paolo Borsellino proposto dal Ministero, hanno deciso di tirare in ballo Fabrizio Corona.
La traccia in questione era la C1, quella di attualità, basata su un articolo del 1992 in cui il giudice Borsellino si rivolgeva ai giovani come ultima speranza per combattere la mafia. Una riflessione profonda, scritta poco prima della strage di via D’Amelio, che invitava le nuove generazioni a non essere indifferenti e a scegliere il coraggio.
Eppure, a distanza di oltre trent’anni, alcuni ragazzi seduti tra i banchi della maturità hanno deciso di accostare quella figura di magistrato, morto per difendere la giustizia, a quella – ben più controversa – di Fabrizio Corona, ex fotografo dei vip, personaggio divisivo, da anni al centro del dibattito tra legalità e spettacolo.
Il caso è esploso sui social nel giro di poche ore. Diversi studenti hanno scritto direttamente a Corona, raccontandogli di averlo citato nel loro elaborato. Alcuni messaggi, ripresi nelle storie Instagram del diretto interessato, non hanno lasciato dubbi: “Ti ho paragonato a Borsellino nel tema della maturità”, scrive un ragazzo. “Ho parlato di te nella traccia C1 e ho inserito anche Falsissimo”, aggiunge un altro, facendo riferimento al podcast in cui Corona analizza – a modo suo – casi di cronaca giovanile.
Corona, ovviamente, non ha perso l’occasione per cavalcare l’onda. Ha ricondiviso i messaggi, ha risposto con messaggi vocali (“In bocca al lupo per la tua maturità”) e si è detto lusingato. La sua reazione, prevedibilmente, ha fatto il giro della rete. Ma con essa è arrivato anche lo sdegno.
In tanti, tra docenti, commentatori e semplici utenti, hanno reagito con perplessità e indignazione. “Mi auguro che chi ha scritto una cosa del genere venga bocciato”, ha scritto qualcuno su X. C’è chi ha parlato di un “cortocircuito culturale”, chi di una generazione che fatica a distinguere tra celebrità e autorevolezza, chi di un preoccupante abbassamento dell’asticella etica.
Secondo alcuni osservatori, il gesto dei ragazzi sarebbe stato motivato da una lettura moderna dell’impegno, seppur espressa in modo discutibile. Alcuni maturandi, infatti, avrebbero visto in Corona una figura che – nel bene o nel male – si espone, racconta realtà scomode, denuncia ingiustizie mediatiche. Un’interpretazione che, però, stride con la memoria collettiva di un uomo come Paolo Borsellino, che ha sacrificato la propria vita per un ideale di giustizia senza compromessi.
Lo psicologo Mauro Di Ruvo, intervenuto sulla vicenda, ha parlato di “un potenziale senso eversivo della giustizia” insito in questo tipo di accostamenti. Una scuola, ha sottolineato, dovrebbe insegnare a distinguere il valore della legalità dall’effimero della notorietà.
Il caso è diventato un esempio simbolico di quanto la cultura digitale possa confondere i riferimenti, soprattutto quando la formazione critica vacilla. Ma è anche un segnale – forse – della necessità di parlare ai giovani in modo più diretto, più vero, senza lasciare che i miti della televisione e dei social prendano il posto degli eroi civili.
Nel frattempo, il dibattito è ancora acceso. E questa Maturità 2025 sarà ricordata anche per questo: un paradossale confronto tra due mondi agli antipodi, messi nero su bianco in un tema d’esame che avrebbe dovuto insegnare proprio il contrario.
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