Mafia foggiana, bomba al Poseidon: arrestati padre e figlio, parenti al boss Trisciuoglio

FOGGIA- Sono stati arrestati un padre e un figlio per l’attentato dinamitardo al ristorante Poseidon di Foggia avvenuto nella serata del 9 gennaio: il 45enne e il 16enne sono ritenuti gravemente indiziati dei reati, tutti aggravati dal metodo mafioso, di detenzione e porto di materiale esplosivo, danneggiamento, e il solo padre, altresì, del delitto di tentata estorsione.

Nella tarda serata del 17 febbraio, a Foggia, personale della Polizia di Stato appartenente alla sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile di Foggia ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto a carico di un soggetto conosciuto alle forze dell’ordine, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, nonché un’ordinanza applicativa della misura detentiva presso istituto penale minorile, emessa dal gip presso il Tribunale per i minorenni di Bari nei confronti del figlio.

L’impostazione accusatoria della Direzione distrettuale antimafia

Secondo l’impostazione accusatoria, ricostruita dalle attività d’indagine della Squadra Mobile di Foggia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del capoluogo, padre e figlio sono ritenuti gravemente indiziati dei reati, tutti aggravati dal metodo mafioso, di detenzione e porto di materiale esplosivo, danneggiamento, e il solo padre, altresì, del delitto di tentata estorsione. Si tratta di un accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita, quanto al fermo, della convalida del gip ed eventuale ordinanza applicativa di misura cautelare e, in ogni caso, per entrambi i provvedimenti, della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa.

Secondo l’accusa, i due sarebbero direttamente coinvolti nel recente episodio dinamitardo commesso in data 9 gennaio ai danni dell’esercizio commerciale denominato “Poseidon”, sito a Foggia in Vico Ciancarella 8, commesso mediante il posizionamento in orario notturno di un ordigno artigianale all’esterno dell’ingresso, provocando, a seguito dell’esplosione, il danneggiamento della saracinesca e degli interni del locale.

L’accertamento dei gravi indizi di colpevolezza posti alla base dei due provvedimenti eseguiti nei confronti degli indagati (fatta salva la eventuale convalida del fermo e le ulteriori valutazioni nelle fasi successive, con il contributo della difesa) è il frutto della meticolosa attività di indagine svolta dagli investigatori della Polizia di Stato, che hanno visionato ed analizzato i molteplici filmati ripresi dalle telecamere pubbliche e private della città di Foggia acquisiti nell’immediatezza degli eventi delittuosi.

Infatti, nell’episodio dinamitardo del 9 gennaio le numerose ore di filmati acquisiti dagli investigatori, oltre a inquadrare due soggetti travisati nel momento in cui è stato posizionato l’ordigno artigianale, hanno ripreso il tragitto che gli stessi avrebbero percorso, dopo aver compiuto l’azione delittuosa, sino al raggiungimento di un luogo sito nei pressi della loro abitazione.

Durante il tragitto, i due soggetti filmati, al fine di rendere più complessa l’acquisizione di elementi investigativi a loro carico, si sono liberati di parte degli indumenti indossati nella fase esecutiva dell’attentato.

La disamina dei molteplici filmati acquisiti ha quindi permesso di evidenziare le caratteristiche fisico-somatiche e particolari che sono stati ritenuti individualizzanti degli indagati (sempre salvo il successivo vaglio processuale), elementi opportunamente riscontrati da una mirata perquisizione effettuata dagli investigatori della Polizia di Stato, la quale ha permesso di rinvenire e sottoporre a sequestro parte degli indumenti utilizzati per il compimento del grave reato.

Nei due provvedimenti viene contestata anche l’aggravante della mafiosità dell’azione criminale, con specifico riferimento alle eclatanti modalità con cui l’azione è stata commessa, facendo esplodere un ordigno sulla pubblica via, modalità tipiche delle metodiche mafiose ed idonee a provocare allarme sociale nella collettività, rafforzando il messaggio intimidatorio ai danni delle vittime.

Sul punto, si evidenzia che gli accertamenti tecnici espletati da personale del Servizio Polizia Scientifica di Roma hanno effettivamente accertato che l’ordigno possedeva spiccata potenzialità offensiva. Infatti, l’onda pressoria generata dall’esplosione e il materiale proiettato avrebbero potuto cagionare gravi lesioni, anche potenzialmente mortali, a chi si fosse trovato in quel momento nei pressi del luogo dell’esplosione. Ed in effetti, come accertato in sede di sopralluogo da parte del personale della Polizia di Stato, la deflagrazione ha causato rilevanti danni, consistenti in danneggiamento di infissi, suppellettili, arredi, vetrate e parte delle strutture murarie del locale.

Con riferimento all’ipotizzato inserimento nel tessuto criminale del destinatario del provvedimento di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, è necessario evidenziare che l’adulto è legato da vincoli di parentela con il soggetto a capo  della “batteria” foggiana “Trisciuoglio/Prencipe/Tolonese”, coinvolta nelle recenti operazioni antimafia compiute in questo territorio a seguito dell’azione investigativa sinergica delle Forze di Polizia e del coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

L’uomo è inoltre fratello di altro soggetto coinvolto nell’operazione di polizia giudiziaria nota come “Decima Azione bis”. In tale procedimento, infatti, il fratello dell’odierno indagato, è stato raggiunto da misura cautelare applicativa della custodia cautelare in carcere per il reato di cui all’art. 416bis c.p., con il compito di riscuotere materialmente somme estorsive presso i commercianti ambulanti del mercato settimanale di Foggia.

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