È durata poco più di 48 ore la fuga di Giuseppe Renna, ritenuto il vertice dell’associazione dedita allo spaccio di droga sgominata lunedì 12 maggio da un’operazione dei Carabinieri del comando provinciale di Taranto. Nel corso del blitz, in cui sono state eseguite 13 misure cautelari, i militati non avevano trovato l’uomo nella sua casa a Ginosa. Nell’abitazione, i carabinieri avevano scovato dei sotterranei, probabilmente utilizzati dall’indagato per sottrarsi all’arresto. Nella serata di ieri l’epilogo: l’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Sernia, si è consegnato ai Carabinieri, mettendo fine alla sua latitanza. Per lui si sono aperte le porte del carcere, come previsto nell’ordinanza di custodia cautelare disposta dal GIP di Lecce Tea Verderosa. L’uomo dovrebbe essere interrogato nelle prossime ore.
La vicenda
Sarebbero 22 le persone iscritte nel registro degli indagati per spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento di lavoro nero. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’associazione avrebbe controllato il traffico e la distribuzione di droga tra Ginosa e Molinella, in provincia di Bologna. Marijuana, eroina, hashish e cocaina le sostanze che sarebbero state smerciate dagli inquisiti. Nel corso dell’operazione, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato anche circa un chilo di droga, tra cocaina e eroina, nonché sostanze da taglio e materiale vario per il confezionamento dello stupefacente. Oltre al già citato Renna, in carcere sono finiti anche Antonio Bitritto, Donato Branca, Bartolomeo Carone, Francesco Covella, Eugenio Damiano Giuliani, Rosario Madio, Alessio Matarrese, Mario Matera, Sabino Pace, Gianfranco Roberto. Arresti domiciliari, invece, per Sabato Albano, Patrizia Mangialardo, Domenico Vivo.
Renna sarebbe stato a capo dell’associazione, insieme a Donato Branca, indagato anche per caporalato. Secondo quanto emerso negli atti di indagine, infatti, l’uomo avrebbe reclutato diversi lavoratori irregolari, in particolare cittadini rumeni, sottoponendoli a turni di lavoro stressanti, con paghe ridotte e in “condizioni di sfruttamento”. Braccianti a cui Branca avrebbe offerto droga in cambio di lavoro, in scarse condizioni igienico-sanitarie e ‘prestandoli’ ad altri imprenditori, consentendogli di fare del caporalato “una vera e propria attività imprenditoriale”. Ricostruzione che ha portato all’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare, a cui si aggiunge l’arresto di Renna, costituitosi nella serata di ieri.
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