Dura presa di posizione contro l’espianto per far spazio al fotovoltaico: “Sradicare gli ulivi è sradicare la Puglia”
Il Bio-Distretto delle Lame, che riunisce le realtà agricole e sociali di Ruvo di Puglia, Bitonto, Corato e Terlizzi, ha espresso forte preoccupazione per l’espianto di circa duemila ulivi a Bitonto, avvenuto per far spazio a un parco fotovoltaico di circa 15 ettari. In una nota ufficiale, il distretto ha evidenziato il disorientamento e il disagio di fronte alla trasformazione dei paesaggi rurali storicamente connotati dalla presenza secolare degli uliveti.
“Non comprendiamo il senso di una simile mutazione del nostro territorio, dove intere distese di alberi secolari vengono sostituite da una distesa scura di pannelli industriali”, si legge nel documento diffuso dal Bio-Distretto, che si rivolge direttamente alle istituzioni locali, regionali e nazionali chiedendo chiarezza sulla visione futura per l’agricoltura e il paesaggio pugliese.
Il distretto contesta in particolare la crescente diffusione di impianti cosiddetti “agri-voltaici”, che secondo i promotori dovrebbero coniugare produzione agricola ed energia rinnovabile, ma che di fatto comportano un consumo rilevante di suolo agricolo. “Ci chiediamo se ci si renda conto dei costi reali, anche culturali e ambientali, di una simile trasformazione”, scrivono i firmatari della nota.
Pur riconoscendo l’importanza della sostenibilità e della produzione di energia da fonti rinnovabili, il Bio-Distretto sottolinea come questo obiettivo non possa essere perseguito a scapito della biodiversità, delle vocazioni agricole e delle specificità ambientali locali. “Sradicare quegli ulivi sanissimi significa rimuovere il terreno su cui poggia la nostra identità collettiva”, affermano.
Il distretto richiama infine l’attenzione su una contraddizione che ritiene evidente: da un lato si promuovono esperienze virtuose come i bio-distretti, dall’altro si mettono a rischio le fondamenta del loro sviluppo sostenibile. “Il simbolo stesso della Regione Puglia è un ulivo: possiamo davvero accettare di rimuoverlo, idealmente e materialmente?”, si domandano.
L’appello è rivolto alle amministrazioni di ogni livello affinché si avvii una riflessione profonda sulla direzione da intraprendere in materia di transizione ecologica, senza sacrificare radici culturali ed ecosistemi agricoli che rappresentano un patrimonio unico del territorio pugliese.
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