Biagio Izzo nella foto Aurelio Castellaneta

Biagio Izzo: ‘Gianni Boncompagni mi cambiò la vita’

«Maestro sarà lei, parli come badi!». Biagio Izzo, protagonista della commedia “Balcone a tre piazze” che giovedì 13 e venerdì 14 aprile ha fatto sold out al teatro Orfeo di Taranto, attacca con un’espressione classica di Totò.

Izzo, carattere solare, allegria contagiosa, interpreta una commedia scritta a quattro mani da Mirko Setaro (ricordate i Trettré?) e Francesco Velona. Sulla scena, accanto a uno dei volti napoletani più celebri del cinema, della tv e del teatro, Mario Porfito, Carla Ferraro, Roberto Giordano, Adele Vitale e Ciro Pauciullo.

Foto Aurelio Castellaneta

Disponibile, come sempre, ora per una intervista, ora per una raffica interminabile di selfie, Izzo è sempre sorridente. A meno che non sia un attore così immerso nella parte, da riuscire bonariamente a prendere chiunque per il naso. «Sono così di natura, non scherziamo: faccio il lavoro che ho sempre amato fare, la gente mi vuole bene, ringraziando il cielo – come si dice – ho mercato: perché dovrei avere la faccia di chi vuole mostrare a tutti i costi di essere attore e, dunque, interpretare un ruolo? I miei stessi personaggi sono positivi, i copioni – come “Balcone a tre piazze” – me li cucio addosso, con i miei tempi, le mie battute, tanto che fuori dal set o dal palcoscenico non ho difficoltà a mostrarmi per quello che sono: sorridente, disponibile tutte le volte che è possibile».

Cinema, teatro, tv. Ha fatto anche anche gli stadi, come le rockstar. «Ma qua’ rockstar, ja’…Accetto solo inviti che possano farmi star bene, al Sud vengo ad occhi chiusi ovunque; non che al Nord siano meno generosi, ma il Sud lo conosco come le mie tasche, prima di arrivare dove sono arrivato, ne ho fatto di Meridione…».

Foto Aurelio Castellaneta

Prova a portarci fuori traccia, insistiamo: le sue preferenze. «Chi vi racconta che cinema, teatro e tv sono più o meno la stessa cosa, vi sta “contando” una balla. Certo, devi avere la vocazione, ma la differenza è evidente. Sul set cinematografico una scena puoi ripeterla all’infinito fino a quando il ciak soddisfa il regista e anche un po’ te; la tv dà popolarità, entri in casa della gente e io non finirò mai di esserle grato: detto questo, però, il piccolo schermo lo avverto lontano, freddo, così mi sono imposto di fare esclusivamente le trasmissioni che più mi vanno a genio. Dice che sono solare? Bene, il pubblico non lo inganni, si accorge subito se in una cosa ci metti passione o la fai giusto perché devi farlo; non mi ritengo “televisivo” convinto, anche se provo ammirazione per quanti fanno tre minuti in tv e infilano come minimo dieci battute; mi sento più un attore comico: mi vedo più a interpretare una scena a modo mio, un copione, che provare a fare battute “no stop”».

La televisione, però anche nel suo caso, ha bruciato tutti sul tempo. «Scrivevo e mandavo provini a tutti, fino a quando l’indimenticato Corrado non mi chiamò a Canale 5 nel programma televisivo “Ciao gente”. La trasmissione risale al 1983, quarant’anni fa, ero nu guaglione: andava in onda alla stessa ora del Festival di Sanremo; ci videro in pochi, fra questi Gennaro Strazzullo, amico di un mio zio: era proprietario di Rete Sud, una piccola tv, mi chiamò. Breve conversazione, “Guaglio’, hai voglia di fatica’? Allora vieni a trovarmi!”».

Foto Aurelio Castellaneta

Nonostante le richieste, aveva qualche riserva. «Posso dire che le serate si moltiplicavano, ma non mi dedicai subito a tempo pieno al lavoro di attore. Avevo però un certo fiuto, scovavo giovani artisti con Mimmo Esposito, mio socio, fino a quando in uno studio televisivo della Rai, nel ’97, non incontrai Gianni Boncompagni, inventore di “Alto gradimento” in radio e “Non è la Rai” in tv, e in quel momento regista della trasmissione “Macao”. “Basta cercare nuovi talenti, comincia a pensare un po’ a te, hai stoffa, riesci a comunicare subito simpatia: benvenuto a bordo!”, mi disse».

Dal cinema alla tv, non è poi tutta questa “strada breve”. «Ecco, qui mi ritengo fortunato, ho incontrato tutti registi che mi hanno scelto perché spontaneo, mi davano campo libero: Vincenzo Salemme, Neri Parenti, l’indimenticabile Carlo Vanzina e altri. Attenzione, Carlo lo rimpiangeremo a lungo: i suoi “cinepanettoni” sono diventati dei “cult”, su Youtube sono milioni le visualizzazioni, io stesso sono molto “ricercato”.

Gli italiani nei confronti dei film leggeri sono un po’ snob, ma a dire il vero conosco fior di intellettuali che nei salotti tengono banco con battute prese un po’ qua e un po’ là proprio da “quei film”; non ne fanno mistero, sono onesti, come dire, intellettualmente: se quei film non li vedono al cinema, li vedono in tv, li rintracciano su internet, li scaricano sul cellulare; avete presente pasta e fagioli? Tutti ne vanno matti, ma quando entrano in un ristorante scelgono sofisticato e spesso restano delusi, perché certi film saranno pure delle opere, ma qualche volta ti fanno due…polmoni accussì!».

Calcio di rigore a porta vuota: sogno nel cassetto? «Per scaramanzia non parlo del Napoli, vediamo come va a finire. Per quanto riguarda la domanda, rispondo con la massima sincerità: il mio cassetto l’ho svuotato di tutti i sogni che avevo in mente, in realtà appena due: fare l’attore e avere una compagnia teatrale tutta mia. Faccio un lavoro che amo, mi riserva soddisfazioni continue, incontro gente, conoscenti, amici che hanno piacere di stare con me, cos’altro dovrei chiedere alla vita?».

Foto Aurelio Castellaneta

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