foto Todaro/AntennaSud

Bari, inchiesta Codice Interno: scarcerato Antonio Petroni

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“Non c’è pericolo di fuga”: il giudice ha accolto la richiesta difensiva. Torna libero dopo 14 mesi, era imputato con Olivieri e Lorusso


Antonio Petroni, imprenditore barese imputato nel maxi processo nato dall’inchiesta “Codice Interno”, è tornato in libertà dopo circa 15 mesi trascorsi tra carcere e arresti domiciliari. Lo ha stabilito il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe De Salvatore, accogliendo l’istanza presentata dai suoi legali, Massimo Chiusolo e Attilio Altieri.

Il gup ha ritenuto che non sussistano più i presupposti per il mantenimento della misura cautelare, in particolare il rischio di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove, né quello di fuga.

Petroni è tra i 108 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel procedimento avviato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che indaga su presunti legami tra ambienti mafiosi, politici e imprenditoriali nel capoluogo pugliese.

La Dda ha chiesto per Petroni una condanna a sei anni di reclusione, ipotizzando nei suoi confronti il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Secondo l’accusa, nel 2019 l’imprenditore avrebbe garantito un pacchetto di voti all’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in favore della moglie Maria Carmen Lorusso, candidata al consiglio comunale di Bari, in cambio di buoni benzina e spesa. L’elezione della Lorusso è poi effettivamente avvenuta.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Olivieri avrebbe ottenuto consensi elettorali da tre clan baresi per sostenere la candidatura della moglie. Per questo, la Procura ha chiesto nei suoi confronti una condanna a 10 anni.

Durante un interrogatorio tenutosi lo scorso gennaio, Petroni ha dichiarato di aver incontrato Olivieri una sola volta, durante una cena, e di non aver mai ricevuto o offerto proposte relative a patti illeciti. Ha spiegato invece di aver stretto un accordo elettorale con un altro imputato, Michele Nacci, candidato insieme alla Lorusso, basato su uno scambio reciproco di voti, ma senza compensi economici. Tuttavia, secondo Petroni, Nacci avrebbe successivamente deviato i voti verso un’altra candidata, determinando una lite tra i due e l’interruzione dei rapporti.

La posizione di Petroni resta ora nelle mani del giudice, in attesa delle prossime fasi del procedimento, che vede coinvolte oltre cento persone in uno dei processi più ampi per reati politico-mafiosi nel territorio barese.

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