Autovelox, è scontro tra Matteo Salvini e Anci: stallo sul decreto

Caos sui dati. Il ministro ai Comuni: “Dite quanti e dove sono”. I sindaci rispondono con le percentuali


È muro contro muro tra Matteo Salvini, ministro dei trasporti, e l’Anci, l’Associazione dei Comuni, sul tema delicato degli autovelox.

Il Mit ha rivolto una nuova richiesta formale all’associazione sollecitando dati concreti e non percentuali riguardo alla presenza di dispositivi fissi e mobili nei territori comunali. In particolare, si è chiesto di indicare con precisione “quanti autovelox sono installati e in quali località, distinguendo tra quelli autorizzati prima e dopo il 2017”, anno che rappresenta una linea di demarcazione importante per l’omologazione degli apparecchi.

Questa iniziativa rientra nella volontà del Ministero di ottenere una mappatura dettagliata dei dispositivi in uso, passaggio ritenuto essenziale per riprendere l’iter del decreto interministeriale dedicato alle regole di omologazione. L’obiettivo, ha ribadito il Mit, è garantire “trasparenza e un utilizzo dei rilevatori solo a fini di sicurezza stradale”.

La risposta giunta dall’Anci, per voce del presidente Gaetano Manfredi, non ha però convinto il Ministero. I Comuni hanno fornito dati percentuali: il 59,4% degli autovelox fissi risulterebbe omologato prima del 2017, mentre il restante 40,6% dopo quella data. Per quanto riguarda i dispositivi mobili, il 67,2% sarebbe stato approvato in epoca pre-2017, mentre il 32,8% risulta successivo.

“Serve affrontare con urgenza il vuoto normativo ancora in essere, considerando che l’eccesso di velocità è tra le prime tre cause di morte sulle strade italiane”, ha dichiarato Manfredi, evidenziando la necessità di una regolamentazione aggiornata e condivisa.

Il confronto rimane dunque in fase di stallo, anche perché il 23 marzo scorso lo stesso Salvini aveva sospeso il decreto ministeriale in attesa di ulteriori approfondimenti. Tuttavia, il Mit ha confermato la propria disponibilità a lavorare con l’Anci per superare l’impasse.

Il provvedimento bloccato prevedeva l’obbligo di utilizzare solo dispositivi approvati a partire dal 13 giugno 2017, con la conseguente sospensione temporanea degli apparecchi più datati. Una misura che puntava a ridurre il numero di sanzioni impugnabili, eliminando l’ambiguità tra dispositivi “approvati” e “omologati”, così come indicato nella sentenza 10505 della Cassazione del 2024.

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