Autorità portuale, Confimprese Taranto: “No accorpamento con Bari”

“Fusione penalizzante, servono investimenti e strategie per valorizzare le potenzialità del porto tarantino”

Taranto dice no all’ipotesi di accorpamento della sua Autorità Portuale con quella di Bari. A esprimere contrarietà è il presidente di Confimprese Taranto, Federico Greco, secondo cui una fusione sarebbe “penalizzante” per entrambe le realtà: “I due territori hanno peculiarità diverse e il porto ionico, nonostante le difficoltà, ha enormi potenzialità che devono essere rilanciate”, dichiara.

Negli ultimi anni, il porto di Taranto ha sofferto a causa di ritardi infrastrutturali, cambi di terminalisti e, più di recente, del calo delle movimentazioni legato alla crisi dell’ex Ilva. Nonostante questo, Greco ribadisce l’importanza dello scalo come “pilastro strategico dell’economia ionica, con grandi capacità e prospettive di sviluppo”.

Costi troppo elevati e difficoltà operative

Tra i nodi critici sollevati, il presidente di Confimprese sottolinea il problema dei costi: “Scaricare al porto di Bari costa fino al 50% in meno rispetto a Taranto, grazie a operazioni più snelle direttamente in banchina. Qui le procedure sono più complesse e onerose”.

Inoltre, Greco evidenzia episodi che dimostrano le difficoltà operative dello scalo: “Un’azienda associata non ha trovato vettori locali per spedire merci verso il Nord Africa, dovendo così ricorrere a un trasporto da Salerno. Queste situazioni riducono la competitività del nostro porto”, denuncia.

Serve un rilancio concreto

Secondo Greco, il rilancio del porto di Taranto richiede interventi decisi: “Bisogna lavorare per aumentare i traffici, sostenendo le aziende che operano nello scalo e avviando una campagna di comunicazione per attrarre nuovi investimenti”, propone.

Una provocazione chiude il suo intervento: “Non possiamo lamentarci se il porto non lavora, quando è lo stesso sistema a scoraggiare le imprese con costi elevati e pratiche doganali più care rispetto ad altre realtà. Il porto ionico deve aprirsi, altrimenti continuerà a essere bloccato”, avverte Greco.

La sfida per Taranto è chiara: trasformare un’infrastruttura fondamentale in un motore economico competitivo, senza cedere a una fusione che rischierebbe di penalizzare il territorio.

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