LESINA- Avrebbero preteso almeno due sacchi di pescato al giorno, soprattutto vongole, e se non gli fossero stati consegnati avrebbero affondato i pescherecci: tre persone, tra cui un padre e figlio, sono indagate per i reati, a vario titolo, del reato di estorsione in concorso, fatti commessi nel periodo compreso tra luglio 2021 e dicembre 2021 nel territorio di Lesina.
È stata denominata “Clams” l’operazione dei carabinieri della compagnia di San Severo, unitamente alla stazione carabinieri di Lesina e ai militari delle Sio dell’8° Rgt “Lazio” e del 10° Rgt “Campania” nonché a quelli della Sat dell’11° Rgt “Puglia”.
I militari hanno dato esecuzione, a Lesina, a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Foggia, su proposta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di due soggetti e di un obbligo di presentazione alla p.g. per un terzo soggetto, indagati, a vario titolo, del reato di estorsione in concorso, fatti commessi nel periodo compreso tra luglio 2021 e dicembre 2021 nel territorio di Lesina. L’attività di indagine è stata condotta dal Nucleo operativo e radiomobile della compagnia dei carabinieri di San Severo sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia. La denominazione “Clams” data all’indagine fa riferimento al prodotto maggiormente richiesto dai presunti estorsori, le vongole.
I pescatori sono stati controllati da una “guardia”: due i sacchi di vongole al giorno
In particolare, dal compendio indiziario acquisito in fase di indagini è emerso come gli indagati avrebbero obbligato le vittime ad accettare che uno di loro svolgesse le funzioni di “guardia” dei pescherecci e delle imbarcazioni in generale ricevendo in cambio da decine di pescatori del porto di Lesina parte del pescato del giorno. I pescatori, intimoriti dalla prospettazione di danni alle imbarcazioni, avrebbero consegnato quotidianamente sacchi pieni di vongole o pescato del giorno, per un valore economico di circa 800 euro a settimana.
Il peschereccio affondato di oltre 70mila euro
Il timore delle vittime è scaturito dal fatto che, in passato, chi non si è adeguato al sistema “estorsivo” ha subito danni alle imbarcazioni (in un una circostanza una barca era stata affondata con un danno quantificabile in oltre 70mila euro). In particolare, le vittime hanno lamentato come gli indagati, nelle loro richieste, non tenessero conto in alcun modo di come fosse andata la battuta di pesca del giorno. Gli indagati, difatti, hanno preteso sempre almeno due sacchi di pescato del giorno, mettendo in difficoltà le vittime per le quali l’attività di pesca era l’unica fonte di sostentamento per la famiglia.
L’attività d’indagine: telecamere al porto e gli scambi in mare aperto
Le indagini, condotte attraverso telecamere istallate sul porto di Lesina nonché facendo ricorso a metodi investigativi tradizionali hanno permesso di accertare come padre e figlio, con l’aiuto di un complice, facessero “visita” giornalmente ai vari pescatori per farsi consegnare i sacchi con all’interno il pescato del giorno, in particolare vongole, maggiormente rivendibili sul mercato.
In taluni casi le consegne sarebbero avvenute in mare aperto, ove gli indagati, dopo essersi affiancati con una loro imbarcazione, hanno preteso la cessione di parte del pescato. Va precisato che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e che gli indagati, seppur attinti da gravi indizi di colpevolezza in relazione al reato per il quale si è proceduto, non possono essere considerati colpevoli fino a condanna definitiva. L’operazione mostra, ancora una volta, il costante impegno della Procura della Repubblica e dell’Arma dei carabinieri nel contrasto alle attività delittuose del circondario, con particolare riguardo all’“estorsione ambientale”; fattispecie delittuosa che vede le vittime, molto spesso deboli e indifese, sottomesse dalla prevaricazione e dagli abusi dei loro aguzzini.
L’invito della Benemerita è rivolto a tutti coloro i quali siano stati vittime di reati similari affinché si rechino presso qualunque stazione carabinieri per denunciare.
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