ANDRIA – Assolta in primo grado, condannata in appello. È la sentenza che riguarda una docente della scuola primaria “Paolo Borsellino” di Andria. La maestra, 60 anni, finì ai domiciliari a maggio 2015 perché accusata di maltrattamenti ai danni dei suoi alunni, per poi ottenere l’assoluzione in primo grado.
La Corte d’Appello di Bari, però, ha ribaltato quell’esito, condannando l’insegnante a due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena. È stato disposto, inoltre, il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede nei confronti delle parti civili, rappresentate in giudizio dagli avvocati Maria Greco, Riccardina Falcetta e Francesco Tacchio.
Tutto cominciò dalla denuncia dei genitori di un alunno che frequentava una classe della “Borsellino” in cui insegnava la maestra. Avviate le indagini, la Polizia di Stato installò delle telecamere che ripresero i comportamenti violenti e vessatori dell’insegnante andriese. In primo grado, i legali della docente sostennero che gli atteggiamenti della docente andassero contestualizzati e non presi asetticamente, una strategia che in appello non è stata ritenuta condivisibile. Per la motivazione della sentenza bisognerà attendere i 90 giorni previsti dalla legge, con la possibilità che il provvedimento venga impugnato in Corte di Cassazione dal legale dell’insegnante, l’avvocato Carmine Dipaola.
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