Acciaierie d’Italia: CGIL e FIOM chiariscono accordo su Cigs

Ci sono circa 800 milioni di euro da spendere nell’ambito del Just Transition Fund per la transizione industriale e occupazionale di Taranto, ma di fatto noi continuiamo solo a gestire crisi su crisi. Abbiamo chiesto, come CGIL, CISL e UIL, un tavolo di confronto istituzionale sui piani e gli investimenti anche al Comune di Taranto, ormai molti mesi, ma le parti sociali e quindi i lavoratori continuano ad essere ignorati”.

Tuona così il segretario generale della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo, nella conferenza stampa indetta insieme alla FIOM CGIL locale, regionale e nazionale per fare il punto sulla condizione dei lavoratori di Acciaiarie d’Italia, ILVA in AS e appalto.

Noi non siamo il sindacato che vuole lo stabilimento siderurgico con ciclo integrale così com’è, non siamo il sindacato che ha disdettato l’accordo del 6 settembre del 2018, siamo il sindacato che non ha paura della transizione, che guarda al futuro ma che vuole poter assicurare maggiore trasparenza nella gestione degli ammortizzatori sociali – dice il segretario della FIOM CGIL di Taranto, Francesco Brigatie il recente accordo che abbiamo sottoscritto in sede ministeriale sulla Cassa Integrazione, insieme a FIM, UGL e Fismic, fa questo, prevedendo una fase transitoria (rivedibile tra 12 settimane), nessun esubero strutturale e un aumento salariale che riguarda il riconoscimento della tredicesima, altro che elemosina.

Nessun esubero sono le parole d’ordine anche per il coordinatore siderurgia della FIOM CGIL nazionale, Roberto D’AndreaAbbiamo fatto un accordo sulla cassa integrazione – ha detto Roberto D’Andrea della FIOM nazionale – che porta dei diritti per i lavoratori che prima non c’erano, la tredicesima, la possibilità di fare una rotazione equa. C’è chi parla di esuberi ma nell’accordo non ci sono esuberi. Noi dovremo continuare unitariamente, con tutte le organizzazioni sindacali, il confronto con il governo per ottenere realmente una garanzia occupazionale per i lavoratori, che si può avere solo con il rilancio produttivo e ambientale dello stabilimento”.

Che l’acciaio sia strategico ce lo dicono ben 14 decreti dal 2012 ad oggi – dice Giuseppe Romano, segretario regionale della FIOM CGILNon me lo farei ripetere nuovamente dal Governo di turno, dobbiamo piuttosto interrompere l’idea che quella strategicità possa essere gestita nella stanza dei comandi tra Governo e multinazionale, senza coinvolgere la città e i lavoratori che subiscono gli effetti della crisi e dell’inquinamento. Insomma – continua Romano – non è pensabile che il Presidente di Acciaierie d’Italia venga a Taranto ad incontrare il Sindaco per parlare di impianti di pre-riduzione, ma noi non sappiamo nulla su dove saranno collocati gli impianti, che ricadute occupazionali avranno e se serviranno ad alimentare i forni elettrici dello stabilimento tarantino o anche quelli della cosiddetta elettro-siderurgia del nord.

E sulle forze in campo in questa ennesima, difficile fase la FIOM chiama in causa anche Regione Puglia e Comune di Taranto. Non parlateci di Accordo di Programma – dice Francesco Brigatiperché quello si determinerebbe esuberi. Siamo pronti alla transizione ma in condizioni di pari dignità, a partire dai protagonisti di questo percorso che per noi sono i lavoratori diretti, quelli in As e quelli dell’appalto.

Lo ribadiamo – sottolinea nuovamente D’Arcangelonon temiamo il cambio di modello di sviluppo, anzi lo auspichiamo, ma la transizione non va solo annunciata va praticata cominciando a coinvolgere soprattutto chi di quella transizione dovrà esserne protagonista e non più vittima. Dal prossimo 17 aprile inizieranno, nel frattempo, le assemblee in fabbrica.

Abbiamo stampato centinaia di copie di quell’accordo – dice Brigatilo spiegheremo ancora meglio. Mostreremo che non ci sono esuberi, che finalmente assicureremo condizioni di giustizia sociale assicurando la rotazione della Cassa, che nessuno in azienda potrà trasformare ferie, permessi 104 o malattie in procedure di cassa. L’obiettivo è fare chiarezza e se possibile riprendere un percorso unitario. Ma serve la responsabilità e la volontà di tutti.

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